La forza delle donne. Imprenditoria femminile e integrazione in agricoltura

Presentazione del convegno
di Chiara Nicolosi

Avevamo conosciuto Agitu Ideo Gudeta nel 2018.
Aveva partecipato come relatrice all’iniziativa “L’impronta femminile in agricoltura – la forza delle donne” che la Casa della Agricoltura aveva organizzato presso l’università Bicocca nel novembre di quell’anno.
In quell’occasione ci si era confrontati sull’impegno delle donne in agricoltura in particolare in due settori: l’allevamento caprino, che vede una grande presenza di imprenditrici ed è particolarmente importante per le aree interne e per la montagna e la produzione di riso caratterizzato da grandi imprese, spesso a titolarità maschile, ma dove le donne hanno portato innovazione e sensibilità per l’ambiente.
Prima e dopo l’iniziativa ci siamo sentite alcune volte ed era stata sempre un’occasione di confronto sull’attività in corso e sui progetti da realizzare.
Agitu era stata relatrice con Marisa della Valle che per molti anni aveva allevato capre a Montegrino, in provincia di Varese e che, quando aveva chiuso l’attività, le aveva venduto il suo furgone frigo, ne era nata un’amicizia ed un costante scambio di esperienze.
Del resto con la chiusura della stalla di Marisa la sua esperienza aveva messo radici in altre aziende di giovani donne. In un viaggio con le agricoltrici di Donne in Campo a Taipana ai confini con la Slovenia, nei pressi di Caporetto, oggi comune sloveno, abbiamo incontrato una giovane allevatrice, Alessia Berra che aveva acquistato capre dall’allevamento di Marisa.
Lo scambio di conoscenze e di saperi è uno dei più importanti mezzi per crescere.
Ricordiamo il progetto promosso da Donne in Campo Lombardia: “ Il baratto dei saperi” che si è sviluppato in diverse provincie lombarde: corsi di formazione ed informazione nei quali le agricoltrici diventavano docenti per mettere in rete il loro patrimonio di saperi, professionalità e competenze. Quel progetto ha generato molti altri progetti ed attività ed una consolidata rete tra imprenditrici agricole.
Una rete, quella fra allevatrici che operano anche di zone molto lontane fra loro, che si è riproposta ed allargata dopo la tragica perdita di Agitu, con molti interventi e riflessioni pubblicati su diversi siti o pagine Facebook.
Il 6 gennaio, per esempio, vi è stata anche una importante iniziativa alla quale hanno partecipato molte donne tra le quali Barbara Crea, relatrice alla nostra iniziativa del 19 febbraio.
Agitu era molto conosciuta, vi sono numerose interviste e filmati sulla sua attività.
Aveva partecipato anche a Fiere espositive e a Mercati oltre ad altre iniziative in diverse località, non ultima a Milano Expo 2015 con la Provincia di Trento.
La sua perdita ha provocato sconcerto e grande dolore, in particolare tra chi la conosceva, ma anche tra chi non la conosceva direttamente. Lo testimoniano i numerosissimi articoli, i ricordi, le riflessioni, le proposte di iniziative per ricordarla e le proposte per mantenere attiva la sua azienda e gestire le sue capre.
Agitu anche quando l’avevamo incontrata ci aveva raccontato la sua esperienza. Dall’Etiopia era venuta a studiare in Italia e si era laureata in sociologia a Trento poi, tornata nel suo paese, si era impegnata nella lotta contro quel fenomeno di acquisto delle terre su larga scala conosciuto come ‘land grabbing‘. Per la situazione politica che si era determinata in Etiopia era dovuta fuggire ed era tornata in Italia.
Mentre lavorava in un bar aveva acquistato delle capre con il sogno di avviare una vera e propria azienda. Aveva poi lavorato in diverse località trentine per giungere alla Valle dei Mocheni, dove aveva avviato la sua attività per consolidarla nella sua azienda “La capra felice”.
Aveva puntato sul recupero della razza Mochena che allevava con camosciate delle Alpi, sulla caseificazione, sulla vendita diretta ( partecipava a diversi mercati ), sui cosmetici prodotti con latte di capra e sul biologico. Aveva avviato anche la produzione di ortaggi, voleva anche intraprendere una attività di agriturismo con modalità nuove: un agriturismo condiviso. Aveva aperto anche un negozio per la vendita dei suoi prodotti in Trento, ma voleva che fosse anche un punto di aggregazione culturale e pensava alla lettura di poesie ed altro.
Aveva dovuto superare molte difficoltà ed era una donna colta, libera e piena di entusiasmo con tanti progetti, anche quello, una volta consolidata la sua attività per la quale era necessario ancora un grande impegno, di cederla ad altri, di tornare in Etiopia e di riprendere là le iniziative in agricoltura.
Ripensando alla sua storia così particolare e diversa, quasi un simbolo di emancipazione, si ritrova la storia di moltissime altre agricoltrici che per affermare la loro scelta e la loro attività devono superare molte difficoltà. L’attività delle donne in agricoltura è determinante e le donne portano un contributo fondamentale nella qualità dell’agricoltura: rispetto dell’ambiente, sensibilità per la biodiversità, attenzione per il patrimonio rurale, per il paesaggio, multifunzionalità, nuova occupazione che oggi possono essere il traino della transizione verde. Moltissime aziende femminili sono nuove imprese e molte sono condotte da donne sole, senza alle spalle una famiglia, come era per Agitu. Il percorso per integrarsi ed affermarsi non è semplice e molte sono ancor oggi le barriere culturali da superare.
Agitu con il suo impegno, le sue idee e la sua visione lascia un importante  contributo per l’affermazione e la crescita delle donne impegnate in agricoltura.
La ricordiamo con affetto sincero.

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Gli interventi
Ivana Fellini

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