TEA e Made in italy


Nelle scorse settimane sono stati adottati due provvedimenti, d’iniziativa governativa, che interessano l’agricoltura e l’agroalimentare italiano: l’uno nella forma di un emendamento al Decreto Legge sulla siccità, l’altro in quello di un Disegno di legge a iniziativa del Governo.

Il primo di un semplice articolo, l’altro di 54 articoli di esteso contenuto.

Il D.L. 660/23 Siccità è giunto all’approvazione in modo rapidissimo: incardinato il 30 maggio è stato approvato il 31.5 al Senato e contiene un articolo, il 9-bis, con il quale si ‘…ammette l’emissione deliberata nell’ambiente, a scopi scientifici e sperimentali, di organismi prodotti mediante tecniche di evoluzione assistita quali la cisgenesi e la mutagenesi sitodiretta…‘.

Il DDL sul Made in italy invece riguarda un ampio elenco di iniziative a sostegno delle produzioni di qualità e del ‘ valore Italia ‘ nelle attività nazionali di qualità, distintive nel mondo: ristorazione, made in italy agroalimentare, filiere strategiche, istituzione di un liceo del Made in Italy, contrasto all’italian sounding e altro ancora.

Si possono fare moltissime considerazioni su questa iniziativa legislativa. 

Ne esponiamo alla discussione alcune.

Da un lato l’introduzione di un emendamento estraneo alla materia di un Decreto Legge (il richiamo del Quirinale sulla opportunità di tali iniziative è ampiamente noto) suscita perplessità, – non è novità nella attività parlamentare purtroppo ! – e trova talvolta giustificazione per ragioni di esplicita urgenza che non pare essere questo il caso, anche perché è in corso un’ampia consultazione comunitaria nel merito. La perplessità attiene al tema del funzionamento democratico delle istituzioni e del loro rispetto.

Dall’altro è obiettiva la constatazione della contraddittorietà che insiste fra gli indirizzi di lavoro: da un lato si sostiene la tipicità, la tradizione, la qualità consolidata del made in Italy (54 articoli rappresentano un impegno di iniziative molto consistente) per poi acconsentire alla introduzione di sperimentazioni che preludono ad innovazioni su argomenti delicati dai quali la estraneità, ha consentito all’agroalimentare nazionale di fondare parte del proprio successo.

 

Da un lato si celebra una tradizione come tratto da preservare, dall’altro si celebra una azione talmente innovativa che quella tradizione nega.

Il DDL Made in Italy si propone grandi cose per la qualità nazionale. Una politica per le nostre riconosciute peculiarità di prodotti e consuetudini è necessaria ed è opportuna una guida coordinata. L’idea di fondo del disegno di legge è condivisibile. Occorrerà tuttavia verificare quali tempi parlamentari saranno necessari per procedere e una analisi più approfondita di dettaglio sulle misure e sulla loro praticabilità e prevedibile efficacia. L’emendamento al Decreto Siccità invece suscita ben più interrogativi. 

Intanto la collocazione in decreto di altro contenuto come detto sopra ( la questione non è solo formale ); in secondo luogo la constatazione di una ‘ scorciatoia individuata ‘ per raggiungere un risultato sfuggendo al confronto; in terzo luogo l’adozione di tecniche, pure se in via sperimentale, che non c’entrano nulla con la tradizione produttiva nazionale che dovrebbe essere salvaguardata; in quarto luogo l’allontanamento da un percorso condiviso in sede comunitaria costituendo una situazione di fatto.

Decisioni in materia di organismi geneticamente modificati ( TEA – Tecniche di Evoluzione Assistita ) dovrebbero essere sempre derivate da un largo confronto anche sfidando il prevedibile conflitto che ne possa derivare. In questo caso ancor più considerato che le tecniche proposte all’ attenzione si presentano con ben diverso impatto ambientale rispetto alle precedenti e meritano una attenta e consapevole, auspicabilmente pacata, discussione di merito.