Le foreste e il ciclo dell’acqua


Riportiamo un articolo di Paolo Lassini, membro del direttivo della CdA, pubblicato sul numero di aprile di “Di acqua in acqua”, newsletter dell’Anbi.
Le foreste occupano un terzo del nostro pianeta e sostengono direttamente la vita di circa 1,6 miliardi di persone.
Esse comprendono inoltre più dell’80% delle specie terrestri della fauna e della vegetazione. Purtroppo secondo l’ultimo Global Forest Resources Assessment della FAO, appena il 12% delle foreste mondiali è gestito avendo come obiettivo primario la protezione del suolo e dell’acqua. Le foreste, secondo serbatoio di carbonio dopo gli oceani, trattengono complessivamente 861 miliardi di tonnellate di carbonio e ogni anno assorbono circa un terzo delle emissioni antropiche di CO2 (pari a 36 miliardi di tonnellate di anidride carbonica) evitandone l’accumulo in atmosfera. Inoltre, forniscono tanti altri servizi connessi con la vita sulla terra, il clima, e in particolare con la gestione delle acque.
Un’importante pubblicazione, “A guide to forest-water management”, frutto della collaborazione tra FAO, il Joint Research Center (JRC) della Commissione europea, l’Unione internazionale delle Organizzazioni di ricerca forestale (IUFRO) e il servizio forestale degli Stati Uniti d’America, offre un quadro approfondito della relazione tra le foreste e il ciclo dell’acqua. I bacini idrografici boscati permettono di rendere disponibile il 75% della acqua dolce, utilizzata da oltre metà della popolazione mondiale; circa un terzo delle grandi città riceve una gran parte dell’acqua potabile utilizzata dai propri bacini boscati.
In un bosco le chiome degli alberi intercettano i primi millimetri di pioggia evitando un effetto dirompente ed erosivo sul terreno, una parte della pioggia scorre ancora lungo il tronco. Quando l’acqua raggiunge il terreno, la sua velocità di scorrimento è rallentata dalla vegetazione del sottobosco, riducendo l’erosione e il ruscellamento libero, che viceversa avviene su una superficie impermeabilizzata. Una buona parte delle precipitazioni inoltre si infiltra gradualmente nel suolo forestale ricchissimo di radici arboree, arbustive ed erbacee: un metro cubo di suolo forestale può contenere sino a 100 km di radici. In un bosco maturo ed equilibrato l’infiltrazione può superare i 100 mm/h.
In tal modo l’acqua può raggiungere e arricchire la falda sottostante ed emergere anche a notevoli distanze, come avviene ad esempio per la fascia dei fontanili nella nostra pianura. Il sistema biologicamente attivo del suolo forestale agisce inoltre come filtro per la purificazione dell’acqua stessa.
Le foreste intervengono nel ciclo dell’acqua anche attraverso il processo di evaporazione ed evapotraspirazione della vegetazione boscata, con il rilascio di acqua nell’atmosfera.
Grandi masse boscate possono così influire sul clima locale e secondo alcuni ricercatori anche su territori molto distanti. Forniscono i servizi di regolazione citati in funzione delle diverse loro caratteristiche relative a: suolo, stato salute, geologia, clima, stadio evolutivo, caratteristiche vegetazionali. Per questo motivo, i cambiamenti nell’uso del suolo e la gestione forestale possono impattare in modo significativo la capacità di una copertura forestale di assorbire e trattenere l’acqua.
A loro volta le foreste sono direttamente influenzate dalla presenza dell’acqua, che è   essenziale per gli alberi come per tutti gli esseri viventi. In mancanza di acqua le piante riducono la fotosintesi e quindi anche la biomassa prodotta e il sequestro di carbonio. L’assenza prolungata di piogge e la conseguente siccità possono causare patologie e la morte degli alberi e influiscono negativamente sul ciclo riproduttivo degli alberi dalla fioritura, alla produzione di semi, alla possibilità di affermazione e crescita delle giovani piantine forestali.
Anche solo da queste note emerge chiaramente lo stretto e indispensabile rapporto acqua/foresta, non solo per l’ecosistema del pianeta ma anche per la vita stessa dell’uomo. Un rapporto che è stato evidenziato nell’ultima Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, la COP 26 dell’anno scorso a Glasgow. Per azzerare le emissioni di CO2 entro il 2050 e limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C – obiettivo principale della COP 26 – oltre 140 Paesi, che rappresentano l’85% delle foreste nel mondo, si sono impegnati, pur con qualche distinguo, a invertire il trend negativo della deforestazione entro il 2030, un trend che vede ancora oggi la perdita annua di 10 milioni di ettari forestati e un saldo tra deforestazione e creazione di nuove foreste negativo per 178 milioni di ettari.
Sperando che questo impegno, che era già stato preso nel 2014, venga finalmente rispettato.